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giovedì 6 settembre 2007

Tesoro vichingo.

Ritrovato importante tesoro vichingo nello Yorkshire (UK)
Un favoloso tesoro vichingo, composto da 617 pezzi in argento, un bracciale a fascia e un tamburo rivestito d’argento, è stato scoperto con dei metal detector in Gran Bretagna. Lo ha reso noto oggi il British Museum.Secondo il museo londinese si tratta del più importante tesoro dei Vichinghi scoperto nel paese da più di 150 anni. Il suo ritrovamenti si deve a due britannici, David Whelan, 60 anni, e il figlio Andrew, 25 anni, che facevano ricerche nel North Yorkshire (Inghilterra settentrionale).Alcuni pezzi provengono, secondo il British Museum, da Afghanistan, Russia, Scandinavia, Europa continentale e Irlanda. In alcuni casi sono modelli molto rari che fanno riferimento all’islam, alla cristianità e ad una forma pre-cristiana di religione dei Vichinghi.

mercoledì 5 settembre 2007

Tesoro da 500.000 dobloni

WASHINGTON - Il veliero sarebbe di chiara epoca coloniale e sarebbe adagiato sul fondo dell'oceano Atlantico, in un punto che gli "esploratori di profondità marine" della Odyssey Marine Exploration di Tampa, in Florida, mantengono volutamente imprecisato. Ma era lì, nelle sue malandate stive, che questa nave naufragata nel 17esimo secolo conteneva il più inestimabile tesoro sommerso mai scoperto fino ad oggi: 17 tonnellate di pezzi d'oro e d'argento, 500 mila dobloni. Valore stimato, "cinquecento milioni di dollari, almeno", stando a quanto sostengono gli scopritori. A dare la notizia della clamorosa scoperta è stato il responsabile della Odyssey, Gregg Stemm, il quale ha dichiarato che il tesoro "è stato interamente recuperato" e che un aereo con centinaia di contenitori in plastica è già atterrato in un punto imprecisato del territorio degli Stati Uniti. In quei contenitori di plastica, oltre cinquecentomila pezzi d'oro e argento. Dobloni autentici. In verità quei dobloni nella loro totalità nessuno li ha mai visti. Tuttavia un esperto in numismatica, Nick Bruyer, ha dichiarato di averne esaminati alcuni e di non avere dubbi sulla loro autenticità: "Per questa epoca coloniale direi che siamo di fronte a una scoperta senza precedenti. Non sono a conoscenza di qualcosa neppure lontanamente paragonabile". La Odissey evidentemente si guarda bene dal rivelare dove il veliero sia naufragato, nè tantomeno di dire dove siano custoditi i preziosi dobloni. Il responsabile degli 'esploratori delle profondita' marine si è limitato a far sapere che sull'argomento sarà presto diffusa una dichiarazione ufficiale.

Ha aggiunto solo che l'intera operazione è denominata "Cigno Nero" e che il veliero sarebbe naufragato in una zona in cui molte altre imbarcazioni di quel periodo colarono a picco, in un punto "al di là di ogni limite per quanto riguarda acque territoriali o giurisdizioni varie". Sul vascello fantasma per ora è mistero. Si sa solo che l'operazione 'Cigno Nero' prenderebbe il nome dal simbolo di uno dei dobloni recuperati, che recherebbe appunto l'immagine incisa di un cigno nero. Un dato certo però c'è: un legale della Odyssey Marine Exploration nell'autunno scorso aveva presentato a un giudice federale questa richiesta formale: "la Odyssey ha trovato i resti di un vascello del 17/mo secolo con un prezioso carico a bordo, naufragato 40 miglia al largo della punta sud occidentale dell'Inghilterra. Ne chiediamo l'utilizzo dei diritti". Il giudice aveva firmato un'ordinanza assicurando che i diritti relativi a quel ritrovamento sarebbero stati garantiti. Quanto all'autenticità della scoperta, il numismatico che finora si è esposto al riguardo, Nick Bruyer, ha detto di aver osservato molti pezzi e di aver verificato che "sono meglio conservati di altri ritrovamenti precedenti". La più importante scoperta di questo tipo risale al 1985, quando un ricercatore americano considerato una sorta di pioniere in questo genere di attività, Mel Fisher, trovò nelle acque al largo della Florida i resti del galeone spagnolo "Nuestra Senora de Atocha", naufragato nel 1622. Quella scoperta fruttò a Fisher 400 milioni di dollari. Gli storici credono tuttavia che continui a giacere sul fondo degli oceani (si presume al largo di Gibilterra) il veliero più prezioso, 'Her Majesty Sussex': trasportava le nove tonnellate di pezzi d'oro necessarie per comprare il 'Duca di Savoia'. Naufragò nel 1694. Non è mai stato ritrovato. (19 maggio 2007)

Maxi-tesoro sommerso,Odissey in tribunale

Maxi-tesoro sommerso, Odissey in tribunale


Una fortuna di 370 milioni di euro contesa tra cacciatori d''oro e il governo spagnolo
Ricordate la vicenda dell’Odissey? La società americana di cacciatori di tesori sommersi che ha messo mano sulla più grande fortuna mai trovata finora sui fondali dell''Oceano, per un valore di 370 milioni di euro? Bene, la disputa sulla proprietà del tesoro è arrivata nei tribunali statunitensi. A Tampa (Florida) è iniziato il processo. Il ministero di Cultura iberico, infatti, ha deciso di denunciare l’impresa americana, perchè crede che le monete rinvenute siano dobloni spagnoli e la nave un galeone spagnolo che trasportava valori per conto della Corona. La compagnia americana ha risposto alle accuse esibendo una documentazione secondo la quale le autorità spagnole avrebbero autorizzato le operazioni di ricerca, ma dalla Spagna si assicura che fu concesso solo il via libera alle ricerche in acque spagnole di un’altra nave, il Sussex, appartenente alla flotta inglese e delle cui ricerche Londra aveva incaricato Odissey. A confermare i sospetti spagnoli di una "spoliazione" del patrimonio nazionale la la grande segretezza che ha circondato tutte le operazioni di recupero dell’Odissey, oltre alla spedizione in tutta fretta delle monete negli Stati Uniti. Ma anche alcuni tentativi di accordi realizzati dall’impresa americana in ’tempi non sospettì e che, alla luce dei fatti, potrebbero aver costituito dei tentativi di aggirare l’ostacolo con un accordo previo con la Spagna. Ora la Giustizia statunitense dovrà stabilire a chi appartengono le monete rinvenute in fondo al mare e se effettivamente si tratta della nave inglese Sussex. Ma, in Spagna, continuano le critiche all’azione del governo, che avrebbe agito senza coordinazione con il governo autonomo dell’Andalusia, causando problemi nei controlli alla compagnia. E alla poca tempestività con cui si sarebbe tentato di bloccare gli americani. La prima udienza. L’impresa americana Odyssey ha chiesto al giudice della Florida, la possibilità di poter prorogare fino al 6 agosto la presentazione del rapporto archeologico circa il tesoro ritrovato durante l’operazione battezzata Cigno nero. James Goold, l’avvocato che difende lo Stato spagnolo nei tribunali americani, chiederà, scrive l’agenzia Efe, al giudice di opporsi alla richiesta di Odyssey in quanto la stessa ha già avuto sufficiente tempo. La società di cacciatesori di tesori, che ha sede a Tampa, lo scorso 18 maggio comunicò dal porto di Gibilterra il ritrovamento sottomarino, da parte delle sue due barche ’Ocean Alert’ e ’Odyssey Explorer’, di 500 mila monete d’argento e d’oro di valore pari a 500 milioni di dollari. In quel caso non era stato specificato il punto preciso del ritrovamento facendo così insospettire le autorità spagnole che ordinarono la perquisizione immediata non appena le navi fossero entrate in acque territoriali. Cosa che accadde lo scorso 12 luglio quando la polizia spagnola costrinse ’Ocean Alert’ ad attraccare al porto di Algeciras (Andalusia). Dopo il ritrovamento, Odyssey aveva dichiarato che il tesoro era stato inviato negli Stati Uniti per motivi di sicurezza. Le autorità spagnole vogliono verificare se il tesoro apparteneva a un galeone spagnolo o è stato ritrovato in acque del paese e se l’impresa statunitense, quindi, sta commettendo reato di appropriazione indebita e spoliazione di patrimonio nazionale. La parola passa al giudice americano che deciderà se accogliere o meno la richiesta di Odyssey. A chi fosse interessato ad approfondire la vicenda segnalo un video postato su YouTube davvero interessante. http://video.google.com/videoplay?docid=-4989292943630848720&q=%22odyssey+marine%22&total=8&start=0&num=10&so=0&type=search&plindex=2

Trovato tesoro in Inghilterra

Di seguito una vecchia notizia del 1993

Cercava un martello, trova un tesoro inestimabileLa Passione per il metal detector ha fatto la fortuna di un giardiniere inglese. Ha trovato nel sottosuolo gioielli romani del 400 dopo Cristo. E per averli il British Museum gli deve una somma enorme.LONDRA - Questa volta la formula magica <> ha assunto la forma tecnologicamente avanzata di un "metal detector". Ma per il giardiniere inglese Eric Lawes il risultato è stato identico: scoprire un tesoro da Mille e una notte. Oro, argento e gioielli appartenuti ad una famiglia romana del 400 dopo Cristo. Una favola in piena regola in cui il protagonista si trasforma da tranquillo pensionato in super-miliardario. Lawes, sessantanove anni, da tempo coltivava l'hobby di passeggiare per la campagna nella zona di Diss - al confine tra le contee di Norfolk e di Suffolk - munito dello strumento per individuare i metalli nel sottosuolo. A novembre un contadino suo amico lo aveva pregato di andare a cercare un martello smarrito in un campo. Il martello non fu mai ritrovato; in compenso a pochi centimetri sottoterra l'ex-giardiniere individuò i resti di una cassa di legno con 14.780 monete d'oro e d'argento e una quantità di gioielli, cucchiai, saliere e altri oggetti per la tavola, tutte di epoca romana. Ieri un tribunale della Corona ha deciso che il tesoro diventerà di proprietà dello stato britannico ma che lo scopritore dovrà essere risarcito a prezzi di mercato con una cifra che oscillerà fra i 12 e 25 miliardi di lire.<>. A giudizio degli esperti è molto probabile che il patrimonio sia stato seppellito da una facoltosa famiglia quando, in un clima di estrema instabilità l'Impero Romano si ritirava dalla Gran Bretagna. Su alcuni monili è inciso il nome dei probabili proprietari: Aurelius Ursinicius e Iuliana. I cucchiai hanno un monogramma usato dai primi cristiani. Il "tesoro di Diss" sarà esposto la settimana prossima al British Museum che l'ha catalogato e vorrebbe tenerselo. Il museo non è però sicuro di avere abbastanza sterline in cassa per pagare il giardiniere. Ma chissà che mister Lawes, da buon suddito di Elisabetta II, non decida di concedere una rateizzazione.G.G.(IL SECOLO XIX, 5/9/93