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mercoledì 15 luglio 2009

Tesoro sepolto nell'isola di coco



La storia dell'isola di Coco sembra essere indissolubilmente legata a quella dei pirati e degli innumerevoli tesori che essi vi nascosero e che ancora oggi si cercano.
Il tesoro nascosto più famoso dell'isola è sicuramente quello che viene chiamato il "bottino di Lima" la cui storia ha inizio nel 1820 nel corso della guerra di indipendenza tra Cile e Perù. L'armata cilena stava per attaccare la città di Lima. Gli spagnoli che avevano accumulato a Lima una gran quantità di tesori e di ricchezze tentarono di metterli in salvo prima che la città venisse assediata dall'esercito cileno. Fu così che nel porto di Callao, allora territorio spagnolo, a bordo del brigantino inglese Mary Dear del capitano William Thompson, l'unica imbarcazione in grado di poter prendere subito il mare, furono imbarcate tutte le ricchezze della città. Tra questi inestimabili tesori d'oro, d'argento e di manufatti preziosi vi era anche una statua della Vergine Maria, con il Bambino in braccio. Questa statua scolpita ad altezza uomo, era probabilmente di oro massiccio incastonata di pietre preziose. Dopo aver accuratamente stivato il tesoro Thompson incaricò un prete e sei soldati di fargli da guardia. Ma tanta ricchezza si trasformò in una tentazione troppo forte per Thompson e tutto il suo equipaggio. Così una volta preso il largo il capitano fece uccidere nel sonno le sei guardie ed il prete e dopo aver dato i loro cadaveri in pasto ai pescecani fece rotta verso l'isola di Coco. Una volta approdati in questo luogo seppellirono il ricco carico contenuto in una dozzina di casse. Lasciata l'isola la nave di Thompson venne avvistata dagli spagnoli. Thompson e tutto il suo equipaggio vennero catturati. L'intero equipaggio fu impiccato mentre Thompson e un altro uomo la cui identità è ancor oggi ignota venne risparmiato a condizione che avessero rivelato il luogo dove era nascosto il tesoro. Ritornanti sull'isola Thompson e il suo compagno riuscirono a fuggire. E gli Spagnoli dopo aver trascorso una settimana sull'isola nel tentativo di catturarli nuovamente decisero di salpare. Thompson e il suo compagno rimasero sull'isola fino al momento in cui una nave in cerca di rifornimento d'acqua approdò sull'isola e portò in salvo Thompson e il suo compagno che dopo qualche giorno morì di febbre.
Dopo questa lunga avventura Thompson riprese il mare come semplice marinaio e durante uno dei suoi viaggi incontrò un navigatore canadese che si chiamava John Keating. Thompson invitò Keating a casa sua dove vissero insieme per tre mesi fino a quando in punto di morte, Thompson gli raccontò dell'ingente tesoro occultato, fornendo dati tanto precisi da permettere a Keating di effettuare tre visite sull'Isola di Coco, riportando ogni volta in patria discrete quantità d'oro e di preziosi che gli permisero di condurre una vita agiata. Ormai anziano, anche Keating pensò bene di trasmettere le proprie informazioni ad un vecchio quartiermastro, Nicolas Fitzgerald, perennemente in bolletta, che si affrettò a cedere annotazioni e mappe all'australiano Curzon Howe ricevendone in cambio una modesta somma di denaro.Questi documenti, oggi parzialmente esposti nelle vetrine del Nautical & Traveller Club di Sydney, conterrebbero, a detta di chi ha avuto l'occasione di esaminarli, dati e particolari molto interessanti.Uno dei fortunati che ebbe modo di esaminare l'intero carteggio fu il capitano francese Tony Mangel, famoso cercatore di tesori, che tra il 1927 e il 1929 approdò per due volte sull'isola di Coco, concentrando la propria attenzione su una grotta, parzialmente occultata dall'alta marea, a Sud della Baia della Speranza.Pur svolgendo delle attente ricerche, facendo uso anche di cariche esplosive, Mangel fece ritorno in Francia a mani vuote, convinto di aver perso inutilmente tempo e denaro. Ma sbagliava perché solo tre anni più tardi alcuni cercatori belgi rinvennero nella stessa insenatura, una statua d'oro alta 60 cm., raffigurante la Vergine, venduta in seguito a un collezionista statunitense per un'enorme cifra.Anche se nell'elenco originale dell'inventario lasciato da Fitzgerlad a Howe e conservato nel Museo Nazionale di Caracas, viene citata anche una Vergine di 2 metri in oro con pettorale da 780 libbre, tempestata da 1.684 pietre, tra cui tre smeraldi da quattro pollici. Poco importa che la statua rinvenuta abbia un'altezza notevolmente inferiore alla descrizione fatta da Fitzgerald, mentre è verosimile che Keating nei suoi tre viaggi per non destare pericolosi sospetti, trovata la statua che dovette certo sembrargli enorme, si sia limitato ad impossessarsi dei preziosi arredi, facilmente occultabili. Da quel momento Coco divenne nell’immaginario di tutti i navigatori più temerari l'isola del tesoro anzi dei tesori perché l'isola nasconde ben più di un tesoro. Nel 1824, prima di essere impiccato con tutto il suo equipaggio, il pirata inglese Bennet Graham, meglio noto nel Pacifico come Benito Bonito, sostò sull'isola per occultarvi un ingente tesoro sottratto al galeone spagnolo Relampago. A dichiararlo alle autorità statunitensi fu, trent'anni più tardi, la donna che lo aveva accompagnato nella sua lunga e sanguinosa carriera di pirata senza scrupoli. Confessione che anche lei fece soltanto in punto di morte non avendo forse mai cessato neanche per un solo attimo di sognare d'impossessarsi di quanto era gelosamente custodito a Coco.
Ma il miraggio del tesoro nascosto non era e non è ancora destinato a svanire.Si conta che dall'epoca di Thompson fino ai nostri giorni i tentativi per ricercare il tesoro sono stati più di trecento. L'ultima spedizione risale al 1992. In anni ancora più recenti sono molti coloro che sostengono la teoria dell'esistenza di un tesoro sull'isola.Nel 1998 un satellite della NASA ha rilevato la presenza di tre depositi d'oro sull'isola di Coco. Più precisamente due di essi si trovano sulla terra ferma mentre uno è stato individuato sotto il mare. Questa scoperta ha spinto il governo del Costa Rica ad investire denaro per promuovere nuove ricerche.

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