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giovedì 15 dicembre 2011

Arpald Toldi e il tesoro degli ebrei

Arpald Toldi e il tesoro degli ebrei
Natale 1944.
Un treno corre tra le campagne dell’Ungheria,diretto a Brennbergbania,piccolo villaggio di frontiera della nazione magiara.
Sfugge all’esercito russo,che ha iniziato una manovra avvolgente attorno all’Ungheria,guidato dal governo filonazista di Szàlasi,che ha preso il posto del governo Horthy,accusato di tradimento,ma che in realtà ha l’unico torto di essersi opposto all’invasione nazista.
Sul treno oltre ai soldati di scorta,c’è la mente operativa di un piano che mira a salvare le ricchezze del Reich rastrellate in Ungheria,ai danni della popolazione di origine ebrea.
L’uomo è Arpad Toldi, nominato nell’autunno del 1944, Commissario per gli Affari Ebraici.
Un ruolo non facile,sia per la responsabilità diretta con l’alto comando del reich,sensibile come pochi al denaro e all’oro,sia per l’oscuro fascino che la ricchezza depredata esercitano sugli uomini incaricati della sua custodia.
Il treno si muove all’interno dell’Ungheria,fermandosi qualche volta per caricare altre casse,altro oro,altri gioielli che sono stati accumulati nei punti di raccolta.
Arpad Toldi è un burocrate,un uomo esperto di affari criminali;e questo gli tornerà utile nel momento cruciale della storia.
Ritorniamo al nostro treno,che corre tra le campagne ungheresi;sono forse 40 i vagoni stipati di merce preziosa,di uomini e di armi.
Si è scelta la località di Brennbergbania per una caratteristica peculiare;è una zona di montagna,piena di gallerie costruite da minatori alla ricerca di minerali da cui estrarre ferro e carbone.
Non solo;il paese è molto piccolo,scarsamente abitato,e alcune delle gallerie arrivano,passando tra la montagna,oltre il confine.
L’arrivo del treno nazista sconvolge la vita pacifica della cittadina,perché vengono requisiti i bagni pubblici,unica fonte di rifornimento idrico del paese,ed anche l’unico posto dove andare a lavarsi.
Nei bagni vengono allestiti,in fretta e furia,degli uffici adibiti alla catalogazione della merce preziosa,un lavoro lungo e faticoso,perché richiede pazienza e tempo.
Il fronte non è più caldissimo,si combatte a distanza e quindi il lavoro può procedere con ordine.
Toldi è,come abbiamo visto,un burocrate.
Ed è un burocrate ordinato,metodico.
I preziosi sono divisi in ordine di importanza,e quando un giorno arriva l’ordine di evacuazione,perché i russi hanno sfondato e sono pericolosamente vicini,Toldi carica su un camion e su un auto la parte più importante del tesoro e si dirige verso la Baviera,dove c’è un nucleo molto forte di resistenza nazista.
Il viaggio attraverso l’Austria è sicuramente pericoloso,e il treno,alleggerito dalla parte più importante dell’oro,impiega tre mesi per fare 500 chilometri.
Mentre Toldi prosegue su un’altra strada,il treno si ferma a Hopfgarten,nel Tirolo,dove gli omini che lo guidano e lo proteggono sono costretti,ogni giorno,a difendersi da tutti,sbandati dell’esercito in rotta e regolari che tentano la fuga,oltre che qualche soldato del treno che tenta i riempirsi le tasche.
Toldi si mette d’accordo con due agenti segreti nazisti,a cui da 5 o 6 casse di preziosi,e loro,in cambio gli organizzano una via di fuga verso la Svizzera,dove pensa,e spera,di potersi dileguare con il prezioso bottino.
Ma viene respinto e allora ha un lampo di genio:sotterra le preziose casse e si consegna alle autorità francesi.
Ancora più intelligentemente,non effettua un solo scavo,ma seppellisce in varie zone le casse,e così,quando viene arrestato,si presenta come un funzionario scrupoloso,che ha eseguito solo gli ordini ricevuti e che è ansioso di collaborare.
I francesi,dietro sua indicazione,recuperano 40 casse di preziosi,mentre gli americani,che hanno bloccato il treno dell’oro,lo inviano a Salisburgo,con l’intenzione di restituire il tutto ai legittimi proprietari.
Forse i francesi volevano fare lo stesso,ma si trovarono di fronte,come del resto gli americani,ad un problema di ordine pratico,individuare,cioè,i legittimi proprietari dei preziosi.
Compito pressochè impossibile.
La stragrande maggioranza dei proprietari era di origine ebrea,ed era stata deportata nei campi di concentramento,con la fatale conseguenza che la maggior parte era morta in essi.
Nel frattempo l’oro aveva seguito numerose vie;una parte era stata usata,dai nazisti,per corrompere e comprare favori e libertà,qualcosa era stata rubata dai soldati americani,altri preziosi erano stati trafugati un po da tutti,soldati regolari,sbandati,civili.
Certo,il nucleo più grosso era rimasto intatto,ma le nazioni che vantavano diritti su di esso litigavano su come restituire ai proprietari i beni rimasti.
Gli inglesi per esempio si opponevano alla restituzione agli ebrei,convinti che avrebbero finito per finanziare il riarmo della gente ebrea sopravissuta che cerava,con ogni mezzo,di tornare in patria,in Israele.
I francesi litigavano con gli americani,perché non volevano restituire la parte di tesoro ungherese in quanto questi detenevano preziosi francesi trafugati durante l’occupazione di Parigi.
Alla fine,dopo una battaglia durata anni,si procedette alla vendita all’incanto degli oggetti preziosi,con risultati davvero modesti.
Molto del carico finì nei misteriosi meandri dei vari servizi segreti che si occuparono del caso,la parte francese ritornò al legittimo governo ungherese.
Toldi scomparve nel nulla.
Di lui non si seppe assolutamente più nulla,ed è probabile che,con parte del suo bottino,abbia comprato una nuova identità e una nuova vita in qualche parte del SudAmerica,ricco e dimenticato da tutti .
I due agenti segreti non confermarono mai,ovviamente,di aver ricevuto le casse di preziosi da Toldi;fatto sta,che,finita la guerra,diventarono due facoltosi uomini d’affari.
Alle volte il delitto paga.

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